Intervista a I Segreti

Hanno cambiato nome, hanno cambiato sound, forse anche intenti. I Segreti di Charlotte sono diventati solo I Segreti, le canzoni sono molto più pop rispetto all’ep d’esordio e forse per loro questa volta non si tratta solo di andare a suonare in qualche localino, ma di farsi conoscere davvero al pubblico italiano. Quel pubblico che ascolta la playlist indie di Spotify (la loro foto è stata scelta come copertina) ma anche quello che ha permesso a band come Thegiornalisti di fare sold out nei palazzetti.

Oggi esce il loro album d’esordio “Qualunque cosa sia” e ne abbiamo parlato con Angelo Zanoletti, Filippo Arganini e Emanuele Santona.

Qualunque cosa sia” rappresenta un netto cambio di direzione rispetto al vostro primo ep, come siete cambiati?

Siamo cresciuti sia musicalmente che umanamente, diventando più consapevoli del nostro potenziale e della direzione da dare al progetto.

Quanto ha influito in questo la produzione di Simone Sproccati?

Simone è stato importantissimo in quanto ha tracciato la strada de seguire per la realizzazione del disco. Grazie a lui abbiamo scartato una buona parte delle nostre idee, selezionando le tracce che poi avrebbero fatto parte di “Qualunque cosa sia”, ci ha messi davanti a una sfida.

Il vostro synth pop è fatto di canzoni leggere ma che parlano di emozioni dolciamare. L’insicurezza dei ragazzi di vent’anni sembra alla base del vostro album. È difficile per un ragazzo di oggi decidere quale direzione prendere?

L’insicurezza è centrale nella nostra generazione. È difficile prendersi delle responsabilità e intraprendere convinti una strada. È anche un’incertezza positiva perché da tutte le strade aperte emergono potenzialità inespresse che possono manifestarsi in musica e trovare spazio nella vita di tutti i giorni.

Le fotografie che scattate ad amori difficili, fughe impossibili e domande esistenziali sono ben rappresentate nella grafica vintage che usate. Chi vi da l’ispirazione?

L’immaginario dei cantautori degli anni 70 e 80 ci ha molto ispirato e per esprimerle al meglio ci siamo affidati al nostro art director Nicholas Mottola.

Nei vostri testi si parla di Milano e di Bologna, cosa vi hanno dato queste città?

Milano ci dà opportunità e Bologna le ispirazioni.

In questi anni abbiamo visto le classifiche di vendita dei dischi cambiare, lasciando posto anche a band indie e a nuovi rapper. Quali segnali sta dando il mercato musicale italiano secondo voi?

Il mercato si sta allargando e con esso il pubblico che va ai concerti. C’è molta più attenzione alle nuove proposte grazie allo streaming e ai social.

Avete pensato a quale può essere la strategia vincente per esplodere nel mercato?

Facciamo il nostro e quel che succede, succede.

Follower sui social e fan ai concerti: nella vostra esperienza come si influenzano questi due segmenti?

Speriamo di conoscere i nostri follower durante il tour che partirà il 26 ottobre da Parma, coinvolgendoli e rendendoli parte integrante della musica che facciamo. Di questo siamo molto convinti: non riusciremmo a rendere tangibile il nostro progetto se non avessimo i loro feedback.

Parlateci di voi, ora siete in tre, Angelo, Filippo e Emanuele: come vi siete conosciuti?

Nei bagni di scuola, al liceo. Come tanti gruppi abbiamo cominciato a suonare per riempire i pomeriggi vuoti della vita scolastica. Grazie a vari cambiamenti siamo riusciti ad identificare la formula più idonea per noi e a diventare la band che siamo oggi.

Quanto tempo dedicate alla musica nella vostra settimana tipo? Alla musica in generale e alla vostra musica.

Dedichiamo molto tempo alla musica, proviamo 3 volte a settimana e ci teniamo sempre in contatto per parlare del progetto e delle novità del mondo della musica.

Avete in mente un tour adesso?

Partirà a fine ottobre un tour di 20 date, in continuo aggiornamento. Siamo molto contenti di poter conoscere finalmente i nostri fan in giro per l’Italia.

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