L’AMORE E LA VIOLENZA il nuovo album dei Baustelle

Lo attendevamo tutti il nuovo disco dei Baustelle, quelli che prima del “nuovo pop italiano” e della generazione indie, già passavano in radio e riempivano i teatri pur non provenendo da deformanti talent. Arriva in una giornata d’inverno con la voce profonda e calda di Francesco Bianconi e quella fredda di Rachele Bastreghi che tanto amiamo nella loro dicotomia. Hanno ormai una struttura solida, una scrittura riconoscibile fatta di parole leggere accostate a macigni, di parolacce e delicate guance rosse. Esce quindi oggi “L’amore e la violenza”, che i tre Baustelle hanno definito “oscenamente pop” e “acrobatico”: perché ci sono le canzoni con le melodie ma anche le montagne russe con le urla dei fantasmi coperte da sintetizzatori analogici.

Un disco curato in ogni particolare, dai microsample ricercati alla composizione della ritmica. “L’amore e la violenza” arriva in tempo oscuro di paure fondate e infondate, in cui le canzoni d’amore possono essere salvezza. “L’amore contiene sempre in sé una piccola dose di violenza” dicono. Forse qualcosa però perdono nelle liriche, “Eurofestival” o il singolo “Amanda Lear” non ci convincono fino in fondo. Invece siamo rapite da “La vita” e “L’era dell’acquario”.

Forse questo è un album pop nel senso che non va ascoltato tutto d’un fiato, forse ogni brano va associato ad un diverso tipo di ascolto, che sia da cuffiette in metro, da radio, da serata con gli amici, da computer in ufficio. Questo significa anche riconoscere il merito ai Baustelle di saper trattare la canzonetta leggera, ma con rispetto, di amarla e sconvolgerla (come faceva una volta gente a caso come Battiato)…abituati come siamo a sentire sempre le stesse prevedibili note e sempre gli stessi testi, possiamo di nuovo immergerci in canzoni che hanno una storia e una struttura, come “Betty” ad esempio, e sperare che siano di insegnamento.

 

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