HURZ – IL CATARTICO ALBUM D’ESORDIO

Incontriamo gli Hurz, nuovo progetto ambient con Nicola Rossi (Doomraiser, Black Land, Tiresia Raptus), Nicola Irace (Sesta Marconi, Tiresia Raptus) e Sergio Oriente (Sesta Marconi), per parlare del loro album d’esordio omonimo uscito per Le Mat Records.

In che modo quello che ascoltiamo in questo album ci influenza?
Non sappiamo con esattezza le emozioni e i sentimenti che può suscitare la nostra musica nell’ascoltatore; noi, come già esposto nella nostra piccola biografia, vorremmo fare emergere aspetti della vita reale che si intrecciano inesorabilmente con il nostro subconscio, e rintracciare la linea sottile della vita spirituale. Ci auguriamo che il fruitore si immerga nel nostro mondo e che si possa rispecchiare in questo nostro cammino.

I brani che avete scritto quali rituali vogliono accompagnare?
Tutto è rituale. Il disco stesso è una messa in scena e una riattualizzazione del mito come radice della vita dell’uomo e paradigma della relazione tra esso e il mondo. I brani che abbiamo scritto per il nostro primo album tendono ad evidenziare il quadrato magico della vita stessa, che è dramma e trionfo, che è gioia e dolore, eleganza e mostruosità, fobie, sconfitte e vittorie, psicosi; attraverso il mito e i simboli evochiamo possibili interpretazioni di tutto questo grande “nodo” che è la vita.

In quale modo, invece, voi siete stati influenzati dai vostri ascolti?Sicuramente i nostri ascolti hanno influenzato il nostro percorso e il nostro profilo “music concettuale” ma non abbiamo modelli di riferimento veri e propri. Gli ascolti si insinuano e si cristallizzano nella sensibilità dell’animo e questo aspetto stimola e influenza per forza di cose la musica che noi scriviamo.

Hurz è magico e sacro. In quali energie credete?
Crediamo nell’ordine del disordine, nel bene nel male, nel bianco nel nero, nella vita nella morte, nella dualità del tutto che può e deve necessariamente divenire “UNO” affinché l’uomo si “risolva” in questa dimensione. Crediamo “nell’armonia caotica” delle cose e nel recupero di quello che è la dimensione universale del mondo. Ci piace considerare questo spazio come “religioso” in senso arcaico e radicale, dedicato alle nostre domande sulla vita dell’uomo.

Oppure il misticismo che permea il vostro album è solo di facciata?
Assolutamente no! Rifiutiamo profondamente mendicanti di idee e falsi profeti, ci sentiamo molto distanti da quello che è il cosiddetto “folklore magico-religioso borghese” e dal consumismo spirituale.

C’è molta mitologia greca, quasi come se voleste rappresentare la catarsi attraverso la tragedia. Anche le maschere che usate nel live denotano qualcosa di antico. Cosa ci dite a tal proposito?
Il mondo antico è senz’altro una nostra grande fonte di ispirazione. Il brano che si intitola “Il Nodo” è in realtà l’unico che dichiaratamente si ricollega alla tragedia, in particolare alla vicenda di Edipo; non è un caso che proprio su questo brano, dal vivo, si faccia uso di una maschera che richiama il tipo tragico antico. L’elemento catartico (intepretazione Aristotelica) è solo una delle possibili chiavi di lettura del teatro antico che è fenomeno rituale, religioso ma anche d’intrattenimento. Torniamo così alla domanda precedente e al “misticismo di facciata”: spettacolo puro e semplice e spiritualità sono per noi elementi ugualmente importanti abbiamo intenzione in futuro di curare sempre più l’aspetto scenico e teatrale dei nostri concerti.

1+1=3 si pone a conclusione dell’album come preghiera pagana, forse al limite del blasfemo. Qual è il messaggio finale che avete voluto dare?
Se volessimo inserire il brano in un contesto socialmente accettato potrebbe risultare blasfemo e offensivo, in realtà 1+1=3 contiene molteplici chiavi di lettura. Nasce come la rappresentazione di un limbo in cui si è intrappolati.  Custode del limbo è l’inconscio che qui prende forma in un primo momento nella figura di un dittatore e in seguito in quella di un sacerdote; entrambi parlano in maniera diretta ai “bambini”, contenitori di traumi e paure e responsabili incoscienti delle proprie decisioni future. In questo apparentemente delirante discorso, la retorica dittatoriale o religiosa diventa “catena” ma allo stesso tempo suggerisce l’unica possibile chiave d’uscita: 1+1=3. La soluzione fa, quindi, fede a leggi soggette a matematiche diverse da quelle conosciamo. Il risultato finale è un dramma surreale ma anche un invito universale alla presa di coscienza, alla riflessione sul potere, al superamento di ogni visione dualistica della realtà.

Hurz

Hurz
La Mat Records, 2016 Tracklist
Tragoedia

  1. Il nodo
  2. San Giorgio e il drago
  3. Illuminazioni dalla metropoliSymbolum
  4. L’amoureux – L’heure de la chuette
  5. La scelta
  6. Todestrieb – Vargtimmen
  7. 1+1=3

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