La reginetta dell’anti-folk ERIN K lancerà a gennaio il suo primo album ufficiale “Little Torch” (sotto La Tempesta in Italia e Capital Music in Germania, Austria e Svizzera), realizzato con la produzione artistica di Appino (The Zen Circus). Intanto, mentre è in tour in Italia e apre alcune date degli Zen Circus, abbiamo deciso di conoscerla meglio!
NB: questi i prossimi concerti 15 dicembre Brescia, 16 dicembre Piacenza, 17 dicembre Firenze (opening act ZEN CIRCUS), 18 dicembre Bergamo.
Raccontaci di te…
Il mio passaggio al mondo della musica è stato piuttosto inaspettato. Essendomi diplomata all’accademia di belle arti di Londra, il mio piano era di dedicarmi alla carriera artistica, da pittrice. Detto questo, nella mia vita sono sempre stata attratta dalla musica che ha sempre avuto un ruolo catartico e importantissimo. Ho iniziato, come molti, a esibirmi a qualche piccolo showcase a Londra e alla fine ho avuto ricevuto riscontri positivi qui e lì che mi hanno portato a concentrarmi principalmente sulla musica. È fantastico vedere come questo viaggio sia andato avanti nel corso degli anni. Mi sento molto fortunata.
Parlaci di Londra. Preferisci questa città in cui vivi oggi o gli Stati Uniti in cui sei stata per molto tempo?
È difficile rispondere a questa domanda, perché ho forti legami sia con gli Stati Uniti che con l’Inghiterra. Ho trascorso la maggior parte dalla mia vita a Londra e la considero casa mia. Non è che un posto sia più importante di un altro per me, ma la casa è dove si trovano gli amici e dove io mi ritrovo a creare musica. Inoltre, ho iniziato a considerare l’Italia come un posto col quale ho una certa affinità.
Cos’è la scena anti-folk?
Ho sentito il termine “anti-folk” declinato in così tanti modi diversi che talvolta è difficile restituirgli un significato univoco! Suppongo sia un termine onnicomprensivo, relativo a un tipo di folk che abbraccia sfaccettature alternative del suo genere. Che pone l’accento su testi e canzone e sugli arrangiamenti più che su sonorità ricercate. Forse mi sono trovata a suonare questo genere per caso, dato che non ho un background musicale classico.
Texas, Londra, New York e ora l’Italia dove stai lavorando con Appino. Come mai proprio qui?
La decisione di registrare l’album qui in Italia è stata improvvisata. Appino e io abbiamo trascorso un bel po’ di tempo insieme negli ultimi anni e, nonostante i nostri stili siano molto diversi, abbiamo entrambi accolto volentieri la sfida di collaborare insieme. Abbiamo scelto l’Italia perché Andrea lavora in uno studio a Livorno e aveva senso farlo lì. Sono molto orgogliosa del nostro lavoro insieme.
Raccontaci di questo tour e della nuova band.
Il tour fino a ora è stato eccezionale! È la prima volta che suono insieme a una formazione tutta al femminile e credo che si adatti perfettamente alla mia musica, dato che abbiamo una maggiore varietà nelle armonie vocali. Abbiamo provato a presentare il mio nuovo album nel migliore dei modi durante questo tour e sono grata di aver potuto stringere dei legami con le ragazze della band e con le tante persone che ci hanno supportate durante il percorso.
Il tuo primo singolo “Pay To Play” è accompagnato da un video surrealista…
Il video è stato girato a Catania da un regista del posto e sì, è molto surreale! L’idea si basa su un movimento costante all’interno di un singolo spazio e sulle strane interazioni che vi avvengono.
Il tuo lavoro è interessante non solo dal lato musicale ma anche per i testi. Qual è la canzone a cui sei più legata?
È buffo, credo che la mia canzone preferita dell’album sia quella intitolata “Beautiful Monkeeh”. È stata composta nel mio appartamento a New York mentre stavo osservando un gatto, ma davvero, credo vi sia nascosto tra le righe un messaggio diretto a un ragazzo. È la seconda canzone che abbia dedicato a un gatto che in realtà parla di un ragazzo. Un’altra canzone che mi piace molto è “No Control”. Si allontana parecchio dal mio stile ed è interessante da ascoltare.
Ma gli Zen Circus li ascolti? 🙂
Certo che sì! Li ascolto da qualche anno. Devo ammettere che mi sfugge il senso di moltissimi loro testi, dato che il mio italiano è piuttosto limitato ma ho un mucchio di loro canzoni preferite che mi hanno colpita molto. Il nuovo album che pubblicherò a fine gennaio contiene un po’ di queste sonorità che mi piacciono. Rispetto gli Zen come band ma li considero anche dei cari amici.
_______ENGLISH_______
ENG: My transition into the world of music was an unexpected one. Having graduated from art school in London, my plan was always to pursue a career as a painter. That said, I’ve felt a pull towards music throughout my life and it’s always been very cathartic and important for me. I began, like most people, playing short showcase performances in London and eventually had a few encouraging breaks here and there which led to music as a primary focus. It’s amazing to see how this journey has progressed over the years. I feel very fortunate.
ENG: It’s a complicated question to answer, as I have strong ties to both the States and alto to the UK. I’ve spent the majority of my life in London and I think of it as home. It’s not that one place takes precedence over another for me, but home is where my friends are and where I find myself creating the most. In addition, I’ve started to see Italy as another place I have an affinity for|
ENG: I’ve heard the term antfolck defined in so many different ways, so it’s hard to make definitive sense of this term at times! I suppose that I believe it to be a term encompassing a style of folk that embraces alternative was of presenting folk music. It places emphasis on lyrical play and arrangements over the polished aesthetic. Perhaps I’ve fallen into this genre by chance, as I’ve not come from a classically trained musical background.
ENG: The decision to record here was an impromptu one. Appino and I have spent a great deal of time together over the past years and, although our styles re very different, I think we both welcomed the challenge to work together. We chose Italy, as Andrea works in a studio here in Livorno and it just made sense at the time. I’m very proud of our work together.
ENG: The tour has been so amazing so far! It’s the first time I’ve worked with an all girl live arrangement and I feel it really suits the music, as we have more range in terms of vocal harmonies. We’ve tried to present my new album as best we can on this tour and I’m grateful for the bonds I’ve made with both the girls and the different people we’ve been supported by along the way!
ENG: The video was made in Catania with a Sicilian-based director and yes, it’s very surreal indeed! The idea was formed around a constant movement in a single space and strange interactions passing by.
7. Your work is so enthralling not only because of the sound but also because of the history contained within your lyrics. Which are your favourite songs of new album?
ENG: it’s funny, I think my favourite song on the album is one called “Beautiful Monkeeh”. It was written in my apartment in NYC while I was looking at a cat, but really, I think there is an underlining message to a boy hidden within. It’s the 2nd song I’ve written to a cat that’s really about a boy. Another song I like very much is “No Control”. It’s a strong departure from my usual style and interesting to listen to.
ENG: I do! I’ve been listening to them for a few years now. I must say, a lot of the lyrics escape me, as my Italian is limited but I have a bunch of favourite songs that stand out for me. The new album they’ve just released contains quite a few of my current favourites. I respect them as a band and also consider them to be dear friends of mine.