Intervista a RON GALLO – STARDUST BIRTHDAY PARTY

Venerdì uscirà il nuovo album di Ron Gallo “STARDUST BIRTHDAY PARTY”, risultato di un importante percorso interiore del cantautore americano: «Stardust Birthday Party parla dell’evoluzione umana. In particolare, un’evoluzione umana: la mia, Ron Gallo. Quello è il nome che mi hanno dato i miei genitori. A un certo punto, ero un ragazzo di Philadelphia perso a metà dei suoi vent’anni, in una relazione con qualcuno che stava lottando con problemi di salute mentale e una devastante dipendenza dall’eroina. Ero addormentato. Non sapevo come afferrare la mia vita. Stavo anche scrivendo canzoni per “HEAVY META”, il mio album da “frustrato con l’umanità”. Pensandoci ora ci rido molto, ma a quel tempo sembrava come un incubo assoluto. Era la porta perfetta per vedere il posto che avrei voluto evitare per sempre: me stesso. “Stardust Birthday Party” parla di cosa sta succedendo sotto tutta questa roba della vita. Il mio percorso verso l’interiore. I particolari del mio percorso sono superflui perché il percorso di ognuno è diverso. Sono io che mi siedo con me stesso per la prima volta affrontando la grande domanda: “Cosa sono io, veramente?”. Parla dell’amore e della compassione per tutte quelle cose che entrano quando capisci che non sei nulla e tutto. Penso che a un certo punto volessi cambiare il mondo, ma ora so che posso solamente cambiare me stesso, o piuttosto solo liberare tutto quello che non sono io per rivelare l’unica cosa che c’è sempre stata. E quello è di cosa parla questo album, sono io che ballo mentre distruggo la persona che pensavo fossi, si spera per sempre».

Abbiamo deciso di conoscerlo meglio.

Parliamo di Philadelphia, la città in cui vivi. È la città della musica, ci sono persone fighe, molte delle quali fanno grande musica e fanno sì che le cose accadano. Caffè, edifici, macchine, murales,… Ogni tanto è travolgente, si ha bisogno di staccare, rimanere chiusi in casa o andare da Kroger a mezzanotte, meditare. Adoro Nashville perché hai accesso a tantissime situazioni diverse ma puoi anche scappare facilmente.

Dici che “Hai speso troppo tempo incazzato con tutti”, cosa è cambiato ora? Ho incanalato tutto ciò in una musica abrasiva e conflittuale, che porto sul palco. Come se sul palco tirassi fuori tutta la mia rabbia. Ma, la grande sorpresa, è stata riuscire ad essere me stesso per tutto il tempo, quando ci si dedica a se stessi, ci si dedica in un certo senso all’intero mondo, questo a senso per me.

Quindi cosa fa la musica per te? La musica può trasportarti lontano. O perché, in qualche modo, qualcuno sta cantando esattamente come ti senti, oppure perché ti fa dimenticare tutti i tuoi casini. È difficile da spiegare perché è sempre lì, è il motivo per cui io sono io, penso che la musica c’entri qualcosa con questo.

Quali erano le tue giornate mentre scrivevi l’album? Mi svegliavo alle 4 del mattino e meditavo per 97 minuti, bevevo del succo di ananas e mangiavo un’intera barretta di cioccolato, facevo ginnastica, 79 pushups, 16 sit-ups, chiamavo mia nonna e le insegnavo a usare le e-mail, mettevo su le tracce strumentali di Michael McDonald e ci cantavo sopra “Hare Krishna”, 5 kickflips con lo skate, guardavo un nuovo episodio di Twin Peaks, mangiavo un sacchetto di chips di mango, facevo il caffè e poi mi chiudevo in stanza fino a che non finivo una canzone.

Il tuo album comincia con una domanda: “Who are you?”. Siamo solo pedine in un mondo in continuo cambiamento? Ho cominciato con questa domanda perché è alla base di tutto l’album. Penso che molte persone non abbiamo mai realmente riflettuto su questo quesito. Io non l’ho fatto per almeno 3 decenni. Se ci prendiamo del tempo per riflettere su ciò che siamo, al di là delle false idee che abbiamo su di noi, riusciremo a comprendere meglio il mondo e a trovare delle connessioni. È strano pensare: “qual è l’unica cosa che c’è sempre stata per me?” Non il mio corpo, non la mia mente, i miei pensieri, il mio lavoro, le mie emozioni, le mie credenze, tutto è arrivato e andato…ma qualcosa è rimasto e, quella cosa, deve essere ciò che siamo, no? Ti disorienta ma è bellissimo.

Sei religioso? Se la religione e la spiritualità sono intese come un modo per vedere la realtà, conoscere la verità, avere compassione, accettare la nostra esistenza così com’è, allora ne sono completamente succube anche se a volte rovino tutto, ma ci riprovo. Se invece la religione è intesa come una religione in particolare e la cattiva interpretazione che l’uomo né da, o se la spiritualità significa fare yoga o qualche pratica new age, o evadere dalla realtà, o scrivere frasi su Facebook senza applicare nulla di tutto ciò alla propria vita, allora non mi interessa.

Quali personalità hanno influenzato “Stardust Birthday Party”? John Coltrane – “Love Supreme (Work Together!)” è un omaggio al suo personale risveglio spirituale -, Alice Coltrane, NEU!, Alan Watts, Talking Heads, X-Ray Spex, Minor Threat, Eckhart Tolle, David Bowie, George Harrison, Richard Hell and the Voidoids, Adyashanti, John Lennon, Andy Kaufman.

Dall’1 novembre riprendi il tour. Cosa ci dici dei tuoi prossimi live? Ci sarà qualche canzone vecchia ma ci concentreremo soprattutto sulle nuove canzoni, perché le nuove canzoni esprimono quello che sono oggi.

Come ti relazioni con i social media? Male, sono dipendenze inutili. Come molte altre persone, mi ritrovo a scrollare la home odiando me stesso perché lo sto facendo e sapendo che è un veleno. Anche se a volte i social possono essere una cosa positiva, quando hai qualcosa da condividere.

Questa ultima domanda potrebbe essere una lezione di vita per chi legge. Come possiamo bilanciare la sfera privata, le nostre aspirazioni, i nostri sogni con il bisogno di appartenere a una comunità? Realizzando che TU sei la comunità e che il migliore contributo che puoi dare al mondo è l’amore, la comprensione, questo è un duro lavoro giornaliero.

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