MUSIQUE BUFFET BEST 2014 ALBUM

E’ arrivato il momento di mettere la testa a posto, di far ordine tra le playlist di Spotify e gettare nel cestino i mensili musicali già letti, che tanto di copertine che faranno la storia non ce ne sono (e, mentre lo diciamo, guardiamo sconsolate la faccia e i capelli finto unti di Gianna Nannini). E’ arrivato il momento di prendere il peggio e il meglio del 2014, dimenticare il primo (ci viene in mente un certo disco di Capovilla ad esempio) e raccogliere qui il secondo.
Non è per liquidarli in fretta e furia, magari come cattive imitazioni di se stessi, che AC/DC, Pink Floyd, Foo Fighters e altre stelle della storia della musica non compaiono in questa lista. Semplicemente diamo per scontato che i grandi nomi, dai grandi budget pubblicitari, siano già capitati tra le vostre mani e possiate decidere in autonomia se abbiano o meno conquistato il mondo intero a discapito della loro anima folle.
Di seguito invece, in ordine sparso, dieci album consigliatissimi usciti nel 2014, per abbassare le difese e raggomitolarsi come feti sotto le coperte a Natale. 

Future islands – Singles

Il frontman Samuel Herring è in grado di plasmare il paesaggio che lo circonda ma lo fa quasi con nostalgia dei vecchi limiti, aggirandosi tra cambiamenti di armonie con il soppraciglio alzato e giocando a sepegnere e accendere l’interrutore della vita come se fosse la abat jour in salotto.


Ariel Pink – Pom Pom
Intanto segnatevi che Mister Pink sarà a Milano duante il Fuorisalone. Detto ciò mettete su “Pom Pom” con il quale questo personaggio misogino si trasforma da spettro a lupo e crea diciasette canzoni synth wave che ti fanno piangere mentre balli. Ottimi arrangiamenti e melodie orecchiabili nascondono aria di decadenza e strafottenza.


St Vincent – St Vincent
Vero nome Annie Clark appare come una barbie dai capelli di zucchero filato. La polistrumentista statiunitense mette a segno un altro capolavoro che nasce da una grande esperienza, con idee sonore innumerevoli, dalle chitarre come bassi ai ricami di archi suonati con il pad. L’album è prodotto da John Congleton che quest’anno ha messo le mani anche sul bel lavoro pop punk dei Cloud Nothings “Here and Nowehere Else”.


Temples – Sun Structured
Album di debutto della band inglese che piace per la semplicità comunicativa dei ritornelli accattivanti, quando la psichedelia abbraccia il brit pop. Apprezzati anche da Noel Gallagher, li abbiamo visti al Magnolia. 

Aphex Twin – SYRO

Questo album è stato annunciato da un dirigibile verde fluo che ha volato sui cieli di Londra e c’è da aspettarselo con Mr. James, una delle figure più influenti della musica contemporanea. Difficile da ascoltare, da capire. Beat intrigante e una costruzione melodica che richiede grande studio e poi disorientanti serie di bip e gargarismi.


Sharon Van Etten – Are we there
Questo album devasta. E’ un concentrato di dolore punto da synth e organi dove la delicata bellezza della voce di Van Etten diventa forte e pungente, ossessiva. Un album posato, tra classic rock e melodie pop.



The War On Drugs — Lost In the Dream 

Dove era finita la bellezza nostalgica dell’indie americano? La sehnsucht, lo struggimento doloroso e piacevole? Eccolo in questo album instant-classic, dai suoni ampi e irraggiungibili, dalla ritmica rassicurante, le tastiere, le chitarre i syinth e la voce che ci mancavano.

Chet Faker – Built on Glass
Cresciuto ascoltando il jazz di Chet Baker, questo artista australiano si muove verso l’elettronica ambient e la chill-wave. Tutti lo avete ascoltato almeno una volta con il vostro patner, più o meno occasionale.

Interpol – El Pintor
Il 30 gennaio al Fabrique di Milano, ovviamente i biglietti sono già esauriti. Perchè gli Interpol vivono e vivranno per sempre di rendita grazie a quell’album “Turn on the bright lights” che lascerà nell’oscurità ogni lavoro successivo. Eppure in “El Pintor” (il primo album senza Dengler al basso) suona bene, molto più rabbioso e sincero, con echi di wave anni 70 e post-punk. Ci si chiede ancora se questo album sia un anagramma debole o un rinnovamento degli Interpol.


Timbre Timbre – Hot Dreams 
Atmosfere sinistre, estetica demoniaca, ritmica claustrofobica e chitarre avvolgenti  e tanto citazionismo con incroci tra anni ’50 e black music, con rimandi tanto a Elvis quanto agli Arcade Fire.

Cloud Nothings — Here and Nowehere Else 
Il lo-fi pop della band dell’Ohio riprende la rabbia adolescenziale anni ’90 e la impacchetta in un disco tutto ritmiche robuste e suoni massicci un po’ noise.

 

E tra gli italiani non dimentichiamo:
Thegiornalisti – Fuoricampo – la nostra scoperta 2014 più piacevole
WOW – Amore – i nostri punk cantautori preferiti
Caparezza- Museica – di cui invece vi abbiamo già parlato nel corso dell’anno



Comments: 2

  • Marco Goi Dicembre 24, 2014

    grandi thegiornalisti e future islands!
    mi sono piaciuti parecchio anche quasi tutti gli altri dischi citati, a parte aphex twin e interpol che, per quanto non abbiano realizzato album da buttare, mi hanno deluso.
    in particolare dal mitico aphex mi aspettavo molto di più…

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