OMAKE X SHUNE ci raccontano il nuovo album “Raw”

Gli OMAKE X SHUNE ci parlano del loro nuovo album “Raw”, dodici tracce dal sound internazionale, cantate in inglese. Francesco, Luca e Davide collaborano per la prima volta insieme in questo disco, dove fondono i loro ascolti più recenti, da “Blonde” di Frank Ocean a “22, A Million” dei Bon Iver e ora si preparano al tour.

Ciao Francesco, come è iniziata la collaborazione con gli Shune?

OMAKE: Abbiamo diviso il palco in un live nel 2015, e dato che i ragazzi mi avevano colpito ho deciso di contattarli nel momento in cui ho capito che per il mio secondo album volevo lavorare, e soprattutto uscire live, insieme ad altri musicisti. Luca e Davide (Shune) si sono dimostrati non solo entusiasti del progetto, ma soprattutto del mettersi in gioco reciproco per creare un album che inizialmente non sapevamo che tipo di direzione avrebbe percorso.

Venite da due realtà musicali apparentemente differenti, come avete trovato un punto d’incontro?

SHUNE: Erano differenti, sì, però sotto l’aspetto di artisti di riferimento e di alcune sfumature nei suoni che ognuno era abituato ad ascoltare. Ci siamo incontrati tutti in una fase di sviluppo cominciata ancora prima di conoscersi. Non ci è voluto molto ad andare d’accordo sul gusto in sé. Dopo qualche tempo di assestamento la cosa ha iniziato a fluire molto naturalmente.

Qual è il brano che ha dato il via a “Raw”?

OMAKE: Per quanto riguarda un aspetto più concettuale, “Olympics” è stata a chiave di volta di questo lavoro. Avevamo già 2-3 canzoni che eravamo sicuri avrebbero fatto parte dell’album, ma per quanto mi riguarda “Olympics” è stato il momento, soprattutto dal punto di vista testuale, dove tutto ha iniziato a farsi più chiaro e dal quel momento abbiamo tutti iniziato a comporre con regolarità le canzoni che poi avrebbero formato “Raw”.

L’album ha avuto un anno di gestazione, come è cambiato nel frattempo il rapporto tra voi tre?

OMAKE: Sicuramente ci siamo avvicinati molto a livello personale, anche se il nostro rapporto è legato quasi esclusivamente alla condivisione della musica che facciamo. Viviamo in città diverse e abbiamo stili di vita un po’ lontani, quindi è difficile per noi stare insieme al di fuori del contesto OMAKE X SHUNE. Ma quando abbiamo iniziato a capire quale fosse la strada che volevamo intraprendere, andare nello studio dei ragazzi a scrivere canzoni e comporre strumentali era quasi sempre il momento più bello di tutta la mia settimana.

Ascoltate la stessa musica?

OMAKE: Guarda, sul “che musica ascolti” non so cosa rispondere. Spazio troppo, ho 32 anni e la farei lunga e probabilmente noiosa. Diciamo che sicuramente abbiamo dei punti in comune, che si sono sviluppati proprio durante la stesura di “Raw”. Per dirti un paio di album, direi “Blonde” di Frank Ocean e “22, A Million” dei Bon Iver.

Vi capita anche di uscire insieme a Milano? Che locali frequentate?

SHUNE: Se all’inizio è iniziato tutto in modo professionale, adesso si può parlare di stare “piacevolmente in compagnia”. Più colleghi che amici, solo per il semplice motivo che al di fuori del progetto i nostri impegni ci occupano in modi e orari tanto diversi. Questo non ha comunque negato qualche serata insieme.

OMAKE: In generale, non parlerei di me come di un frequentatore di locali.

Qual è il tipo di locale in cui vedreste perfetto un vostro live?

SHUNE: Dovrebbe essere idealmente un locale suggestivo, poco importa il come. Le persone sotto al palco che abbiano voglia di ascoltare. Poi va beh, credo tutti vogliano sempre un bell’impianto. VOGLIAMO i bassoni.

Hai vissuto all’estero prima di trasferirti a Milano?

OMAKE: No mai, e non è una cosa che ho in programma nel breve termine.

Il video di Truths & Enemies è molto delicato, in sintonia con la vostra musica. Chi di voi è più ferrato ad immaginare le grafiche e i video che vi accompagnano?

OMAKE: “Delicato” è un aggettivo che mi piace, grazie. Il merito del video va completamente a Bonasia & Narcisi, duo di registi che proviene dal mondo della moda e che per la prima volta si sono cimentati in un video musicale. Ho lasciato tutto in mano a loro, avevo visto il loro materiale e ne ero rimasto estasiato. Ci siamo conosciuti e ci siamo subito accorti di come ci fossero tanti punti in comune per quanto riguardava il lato più estetico delle cose. Mi sono fidato e ne è valsa la pena. Il video di Truths & Enemies per me è davvero fonte di orgoglio, è stupendo. Lo stesso vale per la collaborazione con Massimo Missoni (Studio Proclama / Cooking Collective) per quanto riguarda tutto l’aspetto visuale che va dagli artwork al merchandise che stiamo preparando per il 2018. Il gusto di Massimo e la sua arte sono funzionano da compimento visivo della musica che ho in mente e che ho cercato insieme agli Shune di riversare su Raw.

Per il tour avete in mente dei visual particolari?

OMAKE: Fosse per me farei ogni concerto con 10 musicisti minimo sul palco, un tecnico luci e dei visual “live” incredibili. Capiamo se fra il volere e il potere riusciamo a trovare un buon compromesso.

A livello internazionale, l’album dell’anno secondo voi?

SHUNE: nel 2017 ci sono stati meno dischi che ci hanno davvero impressionato. Però diciamo che Damn di Kendrick Lamar forse si merita questo titolo.

OMAKE: Solo adesso che mi hai fatto la domanda mi sono reso conto che la quantità di dischi stupendi usciti nel 2015 e 2016 non è stata pareggiata nell’ultimo anno. Mi sono piaciuti molto gli album di Lana Del Ray, Vince Staples, Sampha, Jay Z, Kendrick Lamar, Tyler The Creator per fare alcuni nomi. Ma nessuno di questi ha fatto un disco che è entrato a far parte del mio quotidiano. Se devo fare un nome su tutti, l’album omonimo di Arca è forse il disco che più mi ha letteralmente colpito per la sua carica emotiva e una produzione che oggi al mondo ha davvero pochi pari per quanto mi riguarda.

Quasi ora di Natale…qual è la vostra canzone di Natale?

SHUNE: Beh Michael Bublé fa sempre molto Natale.

OMAKE: Ma sai che non ci ho mai pensato? Però adesso che ci rifletto ho questa immagine di me diversi anni fa mentre passeggio con scarpe inadatte sotto la neve vicino alla casa in cui sono cresciuto in Toscana con nelle cuffie “A Snowflake Fell (And it Felt Like a Kiss)” dei Glasvegas ed è stato un momento molto bello. Lo avevo rimosso. Ascolterò di nuovo quella canzone stasera mentre torno a casa.

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