In diretta dall’Home Festival di Treviso

Ora siamo qui ad attendere il sound check dei Subsonica. Ieri sera più di 20.000 persone sono arrivate da tutta la regione veneta e non solo per assistere ai live di Teatro degli Orrori, The bastard sons of Dioniso e Afterhours. Niente può fermare gli organizzatori dell’Home Festival, il più grande festival musicale gratuito d’Italia, per quanto ci sia “dall’alto” chi cerca sempre di mettere i bastoni tra le ruote. Sarà un problema solo della burocrazia italiana? Ogni volta che una persona riesce a realizzare un grande sogno, c’è sempre qualcuno invidioso pronto a trovare il modo di guadagnarci sopra qualcosa anche lui.
Ma il clima che si respira all’Home Festival è speciale: un paradiso artificiale, un’utopia realizzata solo grazie all’amore per la musica, possiamo assicuraverlo.
Siamo stati nel backstage dell’evento. Dietro al palco, tra i camerini e il ristorante, tutti si godono gli ottimi piatti dello chef dell’Home Rock Bar prima di salire sul palco. Ci sono Pierpaolo Capovilla, con la camicia rossa, bicchiere di birra e sigaretta, Francesco Valente in compagnia forse di parenti che seduto tranquillo a parlare appare come in contrasto con il suo personaggio pubblico di batterista schizzato, passa Manuel Agnelli, con i suoi capelli fluenti e il vestito bianco.  Abbiamo conosciuto i Mantra che gentilmente ci hanno regalato il loro nuovo cd Ghost Dance; questi ragazzi sono in tour con Il Teatro degli Orrori ma hanno già suonato a Londra e New York: “La scena newyorkese è la migliore, hai la possibilità di incontrare grandi produttori, di suonare nei localie  farti conoscere. Se una sera in un pub non c’è molta gente e la tua band deve esibirsi, i pr vengono a scusarsi con te!”.

Aggiornamento 11/09/12: LA LETTERA APERTA DI GIULIO D’ANGELO, RESPONSABILE ITALIA DELLO SZIGET FESTIVAL

Collaboro e lavoro da quasi un ventennio al Sziget Festival di Budapest, il più grande Festival di culture giovanili d’Europa, appena premiato con il prestigioso “Best european major festival award”. E’ stato per me un onore contribuire ed assistere alla crescita di un grande evento che negli anni è diventato la principale attrazione turistica della nazione, ha portato la città di Budapest a notorietà, coinvolgendo centinaia di migliaia di giovani da ogni parte d’Europa.


Uno dei nostri partner privilegiati in Italia è l’Home di Treviso, una scelta derivata dalla serietà e dalla professionalità che dal primo incontro abbiamo riscontrato negli organizzatori. Avendo letto la lettera di Amedeo Lombardi, mi piace inviare alcune mie considerazioni.


C’è una equazione più volte enunciata e mai smentita: per ogni euro investito da una comunità in fatti di cultura ne tornano quattro. La veridicità di questa affermazione a voi della Marca dovrebbe essere ben chiara viste le tante attività che han visto coinvolta la vostra città, dalle grandi mostre d’arte agli spettacoli di teatro, e ancor più vi è chiaro dopo il franco successo di pubblico dell’appena trascorso Home Festival; non solo un successo artistico ma un successo che ha coinvolto tutti i comparti economici trevigiani, dalla ricezione alberghiera, alle attività di ristorazione, dal benzinaio all’edicolante. Per me, questi giorni a Treviso sono stati anche un esempio di quello che si può fare, e bene, in Italia. E quel che si potrebbe fare ancor meglio.


In Italia manca un vero festival, che sia happening e non un mero assieme di concerti. In Italia manca un “vero” grande festival musicale simile al nostro Sziget ma anche ai tanti festival che costellano tante realtà dell’Europa del Nord e delle isole britanniche; un festival dove gente da tutto il mondo possa creare per un periodo più o meno breve una comunità che vive insieme 24 ore al giorno, che si diverte ma anche impara, si apre a nuove esperienze, è parte attiva e non solo passiva di un evento, che contagia col suo entusiasmo e col suo vissuto anche i cittadini che ospitano l’evento.


Questa carenza fa sì che ogni estate si assista ad una pacifica migrazione di migliaia di giovani italiani che vengono al Sziget, vanno a Glastonbury, all’Exit di Novi Sad o ad uno i tanti festival tedeschi. E in Italia? Chiunque lavori in ambito musicale dice che “è impossibile, troppe spese, troppa burocrazia, troppa aleatorietà delle normative e degli obblighi e quindi troppi costi aggiuntivi rispetto ad altre nazioni”. In più, troppo poco coraggio di imprenditori e potenziali sponsor, impossibilità di far programmi a lunga o media scadenza, poca predisposizione delle comunità a sopportare qualche disagio logistico a fronte di indubbi ritorni economici e di immagine. Tutto vero, purtroppo: realtà vera, ma non immutabile.


Ecco, se penso all’Italia, se penso ad un posto dove quanto appena detto si possa smentire, quello è proprio Treviso, è proprio l’Home Festival. Cosa ci vuole per rendere l’Home Festival, la città di Treviso, la sede del vero e grande festival italiano? Siete avvantaggiati: i vostri luoghi son bei luoghi, con le necessarie infrastrutture: luoghi pieni di storia e di cultura che ancor più rendono attrattivo un qualsiasi evento si vada a proporre. Più spazi, un’area attrezzata di campeggio, una maggior connessione con la città e il territorio, una partecipazione ancor più forte delle realtà imprenditoriali locali, un approccio “amichevole” con gli ospiti.
Tutto questo più un ultimo elemento indispensabile: autorità amiche e coinvolte, autorità cui ormai non si debbano più chiedere contributi e “patrocini onerosi” ma disponibilità a rimuovere i tanti lacci e lacciuoli che obiettivamente ostacolano l’agire di chiunque in Italia voglia lavorare, non solo in campo d’arte e di cultura.



Troppo, poco, impossibile? Mi piacerà scoprirlo nei prossimi anni. Auspico che se qualcuno dovrà superare i numeri, i record e gli attestati del “mio” Sziget Festival, siate voi, sia il vostro festival, sia la vostra città.


Giulio D’Angelo
Responsabile relazioni internazionali L’Alternativa – Sziget Italia, docente di Storia ed Estetica musicale Conservatorio ‘Tartini’ Trieste

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