I 10 MIGLIORI ALBUM ITALIANI 2021

10. Coez – Volare ✈️
Ibrido tra rap e pop e questo stare in bilico tra due mondi, insegna a Coez e a noi a guardare sempre dritti davanti a sè e mai indietro. Quindi anche se il disco è intriso di flashback e omaggi (da Neffa a Salmo, alla sua storica band Brokenspeakers) è fresco, nuovo, libero, e come recita il packaging, “Contiene hit underground e canzoni per il grande pubblico”. Non ci stanca mai: dacci sempre nuovi solchi sul vinile.

9. Jolly Mare – Epsilon🕺🏻
Lui è il producer italiano più intrigante dell’ultimo decennio anche se continua ad essere bloccato nell’underground. Questo disco nasce sulla Costa Adriatica tra mercatini dell’usato alla ricerca di strumenti analogici e giornate in studio assieme a amici e colleghi come Francesco Neglia (l’oud e le chitarre), Paco Carrieri (sintetizzatori), Niklas Wandt (percussioni), le linee al basso di Andrea ed Alberto Brutti. Un album in cui riprende i suoni della tradizione e del passato impastandoli con infleunze disco e funk e una grande varietà di strumenti. 7 tracce (2 cantate da lui) con elementi ritmici ipnotici e idee da wow.

8. Carmen Consoli – Volevo Fare La Rockstar🎸
Un nuovo disco, dopo 6 anni, che ha come filo conduttore la memoria e ci aiuta a riprendere contatto con quello che siamo. Con gli occhi di bambina, in una Sicilia degli anni ’80, Carmen Consili è fedele a se stessa. Volevo andare in America / E fare bolle enormi con le gomme alla fragola / All’uscita trovavo mio padre / E andavamo a comprare il pane / Mia mamma aspettava a casa e preparava da mangiare / Sul marciapiede un telo bianco copriva un uomo inerte / Fino alle scarpe nere / Ma come può saltare in mente a quello di dormire / In mezzo al traffico e alla gente / Cosa nostra colpiva al cuore.

7. Blanco – Blu Celeste 💙
C’è un filo rosso che lega questi nuovi successi – Madame, Blanco, Maneskin: l’autenticità. Quel bisogno di cantare che viene dalla pancia e arriva all’ascoltatore come un pugno in faccia. Un canto sfacciatamente emotivo che, nel caso di Blanco, sovrasta tutto il resto. Fra sussurri e urla irrequiete di grande impatto su testi, e scelte musicali talvolta banali, non siamo certe di cosa resterà nei prossimi anni. Certo è che per ora non ci siamo ancora stancate di ascoltare a ripetizione “Blu celeste”. Che meraviglia.

6. Madame – Madame🏆
Madame ha un talento enorme. Non si censura, si muove con agilità, sa tenere il palco, è carismatica, è competente, ha cultura. 16 canzoni che esprimono tutte le sue sfacettature: da “Voce” portata a Sanremo dove mette in mostra la sua potenzialità vocale, alla spavaldità di “Clito” che ci ricorda una giovane Gianna Nannini senza esitazioni, al funk di “Il mio amico” con Fibra. E’ anche molto giovane quindi è ancora in evoluzione (non solo nel look!), se riesce a tener testa a questo mondo governato sempre più dal marketing, con il prossimo disco si becca sicuro il primo posto.

5. Marracash – Noi, Loro, Gli altri🎞
Ecco la foto di famiglia, con Elodie, la manager Paola Zukar, i genitori di Marra e il fratello con i due figli piccoli. E forse è tutta lì schierata la sua forza: far credere di essersi messo a nudo, ma con un filtro. Marra ha ovviamente un talento infinito ma anche e soprattutto un pensiero, storie da raccontare, opinioni da esprimere e la capacità di rendere qualsiasi pensiero iconico. Accanto alla denuncia della società e al lato più tamarro, barre sfacciatamente sentimentali: Volevo davvero questo? Tutta la vita che ci penso / Forse non credo più al prodotto che vendo/ Che paradosso, no? Che io per essere me stesso / Sia costretto a andare dove non mi riconosc4.

4. Iosonouncane – Ira❤︎
Orgogliosa complessità. La durata, i suoni, il linguaggio inventato (un misto di inglese, spagnolo, arabo e francese se basta) rendono questo disco complesso e stratificato, nettamente di traverso rispetto al mondo musicale di oggi. È un disco drammatico che assume i contorni di un’impresa per la fatica con cui Jacopo ha messo insieme ogni nota, coinvolgendo tanti amici musicisti: Serena Locci (synth e voce), Simone Cavina (batteria e voce), Mariagiulia Degli Amori (percussioni, chitarra e voce), Francesco Bolognini (elettronica, synth e voce), Simona Norato (pianoforte, organo, mellotron), Amedeo Perri (synth).

3. Studio Murena – Studio Murena 🌒
Ve li presentiamo perchè magari non tutti li conoscono: l’eclettico gruppo si conosce al Conservatorio di Milano ed è formato da Amedeo Nan (chitarra elettrica), Maurizio Gazzola (basso elettrico), Matteo Castiglioni (tastiere e synth), Marco Falcon (batteria), Giovanni Ferrazzi (elettronica, sampler) e, per questo album, incrocia il talento jazz con le barre del rapper Carma. Questo disco ha un po’ il mood contrario di “Ira”, perchè è ricercato ma non complesso. La commistione tra jazz e hip hop ha una storia abbastanza lunga oltreoceano, da Mos Def e Robert Glasper, che era il suo produttore musicale, a più recentemente Kendrick Lamar… bravi bravoni gli Studio Murena per aver affrontato un terreno ancora troppo inesplorato in Italia!

2. Venerus – Magica Musica 🔮
Traiettorie soul e musica elettronica. Dopo aver studiato al Conservatorio di Londra, Venerus torna in Italia e canta in italiano, portandosi dietro però quelle atmosfere da electro-writer inglese. Ha qualcosa in questo disco anche della delicatezza e cura per il suono a cui ci ha abituato Ghemon. Interessanti i featuring, come in “Sei acqua” con i Calibro 35 (il nostro pezzo preferito del disco) mica gente di primo pelo, poi Rkomi nella intimistica “Namastè”. Quanto è bello sentire la cura maniacale di MACE nella co-produzione dell’album? Bella vera la presentazione dell’album in diretta su Twitch.

1. MACE – Obe
Classe 1982, Mace ha vissuto l’evoluzione di elettornica, rap e pop da classifica costruendo un suo stile molto definito e diventando uno dei producer più ambiti. Con questo album d’esordio molto personale lascia il segno: “Out of Body Experience” fotografa la musica italiana attuale e da un assaggio di quello che sta per arrivare, soprattutto è uno stimolo a finire in testa alle classifiche con quello in cui si crede e non seguendo le mode. Un disco di featuring (da Colapesce a Salmo, da Gué Pequeno a Madame,…) che esplora generazioni e sensibilità artistiche molto distanti tra loro.
Ciascuna traccia è legata ad un simbolo che dà un’interpretazione visiva ed esoterica al concetto evocato da ogni brano. Le immagini sono prese in prestito dai simboli alchemici, dai caratteri tibetani e da icone metaforiche. É stata rilasciata anche la versione strumentale del disco con produzioni in cui è forte la eco della black music, esplorata in molte delle sue sfaccettature, accompagnata da sonorità più scure che hanno come riferimento la scena elettronica UK.


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